Palermo, 76 anni fa la strage di Passo di Rigano: “Era mio padre…”

 

 

 

Il ricordo del generale Milillo

LA COMMMORAZIONE

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PALERMO – Si sono svolte stamane le commemorazioni per il 76esimo anniversario della strage di Passo di Rigano a Palermo davanti al cippo commemorativo in via Leonardo Ruggeri. “Questa mattina, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, ho partecipato alle commemorazioni della strage di Passo di Rigano-Bellolampo, in cui persero la vita sette carabinieri – dice Brigida Alaimo, assessore alla Legalità del Comune di Palermo. “Un attentato mafioso che segnò una delle pagine più buie della storia palermitana. La strage rappresenta una ferita ancora viva nella lunga lotta tra lo Stato e la mafia” aggiunge.

Quel 19 agosto 1949

Era il 19 agosto 1949 anni fa quando a Palermo l’allora tenente dei carabinieri Ignazio Milillo si trovava sulla via di ritorno dal quartiere Bellolampo-Passo di Rigano, dove si era recato con 60 carabinieri per difendere il presidio dell’Arma da un’aggressione da parte di vari elementi della banda Giuliano. Un’esplosione causò la morte di 7 carabinieri e il ferimento di altri 10, compreso Milillo.

La cerimonia

Il figlio del tenente Milillo, poi diventato generale, il generale dell’Arma Gianfranco, dice: “Il Cippo commemorativo è stato voluto da mio padre nel punto esatto della Strage, oltre che per onorare i caduti e i feriti di Passo di Rigano anche per ricordare quanti tra ufficiali, sottufficiali, appuntati e carabinieri hanno perduto la vita o versato il proprio sangue nell’adempimento del dovere per sconfiggere il banditismo di Giuliano e ridare serenità alle popolazioni”.

L’aneddoto

Gianfranco Milillo racconta: “Il 24 giugno 1948 quando mio padre seppe che ero nato lasciò la Caserma Carini per venire a trovare mia madre che mi aveva appena partorito a casa, in Piazza Verdi. Mio padre fu raggiunto da un suo collaboratore, il brigadiere Tobia, (che ritroverà maresciallo maggiore a Corleone come comandante di stazione per la cattura di Liggio nel 1964) che lo avvertiva che doveva urgentemente incontrarsi con la informatrice in una località di campagna. Indossati gli abiti civili prese un mazzo di fiori che nel frattempo avevano portato a casa per la mia nascita e partì da solo per incontrarsi con la donna. Con quei fiori e con un atteggiamento da sembrare due innamorati, la ragazza disse che Giuliano era nelle vicinanze con parte della banda e che aveva saputo che per qualche giorno vi avrebbe fatto base”.

“Così mio padre scampò all’uccisione”

“Molto tempo dopo – continua – quando la banda a seguito della morte di Giuliano si disgregò, alcuni furono arrestati anche da mio padre e uno di loro disse che era un uomo fortunato in quanto durante l’incontro con la ragazza erano sotto il tiro del fucile mitragliatore di Giuliano che desistette solo perché si era convinto che era un incontro amoroso clandestino. La notizia era esatta anche se l’indomani fu organizzata una battuta in quella zona con esito negativo ma con evidenti segni del passaggio dei banditi”.